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Red 18 aprile 2019
«Attenzione ai prezzi civetta»
Il presidente di Contas Battista Cualbu si è appellato al senso di responsabilità di quei ipermercati e supermercati che utilizzano l’agnello di Sardegna Igp come prodotto civetta per attirare la clientela, promuovendolo a prezzi sotto costo: «Questa è speculazione e non è un comportamento eticamente corretto»


CAGLIARI - Ha raggiunto i 5,30euro al chilogrammo (peso vivo), con punte di 5,50, ed in quale caso ha anche superato il prezzo dell’agnello sardo Igp pagato al pastore. Un prezzo record, comunque il più alto degli ultimi anni, che tradotto in prezzo/carne al kg si traduce in 8,50euro al chilogrammo. I più alti si sono raggiunti grazie alle aste con le quali gruppi di pastori vendono i propri agnelli ai macellatori. Una boccata di ossigeno importante per i pastori, che da gennaio a marzo avevano visto crollare il prezzo anche a 2,30euro al chilogrammo (peso vivo).

Per questo, ieri mattina (mercoledì), a Roma, il presidente di Contas Battista Cualbu, nel corso della cerimonia in cui gli è stato consegnato il premio “Amico del consumatore-Cibo amico” dal presidente della Codacons Carlo Rienzi e di Coldiretti Ettore Prandini, si è appellato al senso di responsabilità di quei ipermercati e supermercati che utilizzano l’agnello di Sardegna Igp come prodotto civetta per attirare la clientela, promuovendolo a prezzi sotto costo. «Questa è speculazione e non è un comportamento eticamente corretto – ha dichiarato Cualbu – ne nei confronti dei concorrenti e neppure dei consumatori e dei pastori». Il prezzo pagato a 5,30 nelle aste e 4,60 nella vendita del singolo pastore (peso vivo) si traduce in un costo (a peso morto) di 8,50 nel primo caso e 8 nel secondo. «Per questo, diffidate da chi vi propone l’agnello anche a meno di 7euro – avverte il direttore del Consorzio Alessandro Mazzette - alcuni giocano anche sul fatto del prezzo pagato al pastore non dicendo che quello è a peso vivo. Controllate bene l’etichetta, quello sardo garantito deve riportare l’etichetta Igp di Sardegna». Lo scorso anno, per Pasqua, il prezzo dell’agnello pagato al pastore a peso vivo si era fermato a 4,70 con le aste e 4,20–4,30 per i singoli.

L’agnello rimane il simbolo della Pasqua. Come emerso da un'indagine Coldiretti/Ixe’ è l’alimento preferito dagli italiani, sarà servito in oltre la metà delle tavole (51percento) nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi. In Sardegna la percentuale cresce ed arriva a circa il 65percento. Gli italiani preferiscono carne di origine nazionale (88percento), con quasi un quarto dei consumatori che ha scelto addirittura di acquistare direttamente dal pastore per garantirsi la provenienza. Ad aprile, in Sardegna, sono stati macellati circa 70mila agnelli marchiati Igp di Sardegna, il 70percento del totale macellato nell’Isola (100mila). Nell’annata in corso ad oggi, sono stati marchiati Igp di Sardegna 653.070 agnelli. Nel 2018, gli agnelli marchiati Igp di Sardegna sono stati 750.009, nel 2017 732.323.

«L’azione di controllo contro le frodi è perenne – afferma Mazzette – e la stiamo continuando a rafforzarla. Adesso, anche grazie ad un accordo con gli altri Consorzi di tutela italiani, dell’abbacchio e del Centro Italia, con i quali stiamo coordinando l’azione dei vigilatori. Abbiamo già scoperto diversi casi in cui si promuoveva l’agnello italiano nel volantino, che poi però era assente nel bando frigo, dove abbiamo trovate solo quello di origine straniera». Per queste festività, gli agnelli “made in Italy” saranno circa il 20percento, quelli sardi Igp il 10percento rispetto al consumo. Gli altri sono agnelli che provengono dall’estero, in particolare da Grecia, Romania e Macedonia. Per questo, è fondamentale la massima vigilanza da parte di tutti e segnalare eventuali incongruenze al Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp inviando una e-mail all'indirizzo web info@agnellodisardegnaigp.it, o inviando un messaggio su Whatsapp al numero 334/1013034.

Nella foto: Battista Cualbu
Commenti
27/3/2024
Una buona notizia che arriva dopo le recenti segnalazioni da parte di Anbi Sardegna, del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale e di Coldiretti Sardegna che avevano denunciato lo sversamento a mare dell’acqua del Tirso, diga che aveva superato il limite di guardia, con il conseguente spreco della preziosa risorsa


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