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Mariangela Pala 27 dicembre 2018
Dai 5 Stelle turritani nessuno stop al Decreto Sicurezza
La maggioranza 5 Stelle boccia in aula la proposta del consigliere comunale Claudio Piras di sospendere gli effetti della legge voluta dal vicepremier leghista Matteo Salvini


PORTO TORRES - Non c’è un fronte comune sul Decreto sicurezza. La maggioranza 5 Stelle boccia in aula la proposta del consigliere comunale Claudio Piras di sospendere gli effetti della legge voluta dal vicepremier leghista Matteo Salvini. Dalle misure sull’immigrazione, alla stretta sul sistema Sprar fino alla cancellazione dei permessi umanitari, il consigliere Piras aveva chiesto unità al consiglio per bloccare il Decreto Sicurezza valutandone l’impatto sul territorio. Invece quattro consiglieri pentastellati presenti in aula - Loredana De Marco, Antonella Demelas, Raffaele Donadio e Andrea Falchi- hanno votato no al documento condiviso dalla minoranza consiliare di chiedere al ministro dell’Interno e al governo di riconsiderare i contenuti del decreto.

Un fronte ampio in tanti altri comuni italiani di destra e di sinistra, che non si è raggiunto a Porto Torres. Il voto favorevole arriva dai banchi della minoranza con i consiglieri, Costantino Ligas, Davide Tellini, Alessandro Carta e Claudio Piras. Ma non basta. Il documento non passa. C’è il voto di astensione da parte del presidente del consiglio Gavino Bigella che inizialmente aveva firmato il documento la cui conversione in legge è stata firmata dal presidente della Repubblica Mattarella. «Ho firmato affinchè questo punto venisse discusso e auspicavo che in aula venisse fuori un documento nato e condiviso all’interno di questo consiglio», ha detto Bigella.

«Sono contento del suo passo indietro, ma evidentemente gli ordini di scuderia non si discutono e si è visto in più occasioni perché questo è il vostro senso di democrazia e di appartenenza alla comunità», ha replicato il consigliere Piras rivolgendosi al presidente Bigella. «Il documento è stato presentato due settimane fa e nessuno di voi ha proposto alcuna modifica o di riunirsi per correggerlo ma - attacca Piras - si è limitato soltanto a votare no. Siete persone vuote, incapaci di decidere liberamente, non avete coscienza ma siete soltanto delle pedine e di questo non ve ne siete accorti». In aula a difendere la proposta c’è anche la presidente della Consulta del volontariato nonché delegata di “Libera”, Adonella Mellino. «Il Decreto sicurezza viola i principi fondamentali della Costituzione e oltre a mettere in discussione la scelta di dare in vendita i beni confiscati alle mafie, riduce le risorse dello Sprar per l’integrazione dei migranti».

Per il consigliere Piras il pericolo maggiore è che i migranti a cui viene negato il diritto di essere accolti finiranno per strada nelle mani delle mafie. «Quest’ordine del giorno sta girando in tanti comuni per dare un segnale di distanza su un decreto di cui non condivido l’impianto, - sottolinea Piras - un provvedimento che mina i territori in termini economici, sociali e perfino di sicurezza. Il Decreto Sicurezza non ferma gli sbarchi ma crea solo nuovi clandestini e inoltre i costi graveranno sui comuni e sui servizi sociali. Porto Torres è il secondo comune della Sardegna che ha sposato il progetto Sprar dando dignità alle persone, bloccando quei centri diventati dei ghetti e soprattutto dei business». L’iniziativa dello Sprar aveva consentito l’integrazione di alcuni migranti, un’esperienza positiva voluta dallo stesso assessore ai Servizi Sociali, Rosella Nuvoli favorevole alla proposta Piras.


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