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Red 12 ottobre 2018
«I debiti della sanità ricadranno sulla prossima Giunta»
«La sanità sarda è alla deriva sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista della qualità dei servizi. La Giunta Pigliaru non porterà a zero il debito di 681milioni di euro, ma lo farà ricadere sulle spalle delle prossime Giunte regionali e maggioranze»


ALGHERO - «La sanità sarda è alla deriva sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista della qualità dei servizi. La Giunta Pigliaru non porterà a zero il debito di 681milioni di euro, ma lo farà ricadere sulle spalle delle prossime Giunte regionali e maggioranze». Ne sono convinti i Riformatori sardi che martedì hanno convocato una conferenza stampa per spiegare la situazione in cui verrà lasciata da questa Giunta regionale la sanità della Sardegna e per ricordare che appoggeranno la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Luigi Arru all’esame dell’Aula nella prossima seduta.

Franco Meloni, responsabile del Centro studi, non ha dubbi: «La spesa sanitaria annuale è uguale a quella degli anni precedenti». Meloni ha analizzato i dati contenuti nel Disegno di legge 549, approvato dall’Esecutivo regionale il 25 settembre e che ora dovrà essere approvato dal Consiglio regionale. «Nel testo è scritto che il debito finora accertato è di 681milioni, esclusi quelli del 2018 che dovrebbero essere altri 150milioni». Secondo i Riformatori, per portare la cifra a zero, «la Giunta prevede 182milioni nell’Assestamento di Bilancio 2018, altri 266milioni di ammortamenti sterilizzati saranno rimborsati grazie ad una sorta di mutuo che accenderanno per venticinque anni, e altri 300milioni saranno inseriti nella Finanziaria 2019 togliendoli agli altri settori». Secondo i Riformatori, quindi, la Giunta porterà a zero il debito della sanità spostando però l’onere di pagarlo alla prossima Maggioranza, visto che la Finanziaria del 2019 non sarà gestita da questa Giunta, che terminerà il suo mandato a febbraio. Meloni ha, poi, sottolineato che a questo mutuo si aggiunge quello da 700milioni per le infrastrutture, contratto ad inizio legislatura, e quello di 500milioni per il copertura dei residui perenti. «La Giunta Pigliaru lascerà, quindi, alle future generazioni debiti per 1,5miliardi di euro».

«Emerge un debito molto maggiore di quello dichiarato - ha affermato Michele Cossa, vicecapogruppo in Consiglio regionale – dopo anni che l’assessore Paci si vanta di aver risanato i conti della sanità. I sardi hanno assistito tra l’altro al decadimento del servizio sanitario pubblico, nonostante i costi impegnino più della metà del bilancio regionale, ossia circa 3,5miliardi». Cossa ha continuato parlando di un dato che ha definito “raccapricciante”: «Nelle regioni meridionali, e in particolare in Sardegna, ci si ammala meno di tumore rispetto altre regioni d’Italia, ma si muore di più. Vuol dire che un cittadino di Milano ha più probabilità di ammalarsi di tumore, ma ha più possibilità di guarire, perché può contare su un servizio sanitario efficiente».

L'ex parlamentare Pierpaolo Vargiu ha spiegato quali sono le due date che hanno determinato i problemi della sanità di oggi. La prima è il 2006, quando l’allora presidente della Regione Renato Soru ha siglato il patto con il Governo Prodi accollandosi i costi della sanità e «rinunciando a uno dei diritti di cittadinanza, ossia il diritto alla salute, non era più a carico dello Stato, ma della Regione Sardegna». La seconda è il 2016, quando il presidente Pigliaru ha concluso un accordo con il Governo: ha rinunciato a «qualsiasi vertenza contro lo Stato e ha accettato il pareggio di bilancio, che ha fatto sparire il tesoretto di 350milioni di euro l’anno del Patto di Stabilità, che veniva usato per tappare il buco della sanità sarda».

Dure le critiche del coordinatore regionale Pietro Fois e dell’ex primario di Ginecologia del Policlinico di Monserrato Gian Benedetto Melis alla Rete ospedaliera, che tra l’altro, hanno ricordato, è stata bocciata dal Ministero della Salute in base al Dm70, «in parte scritto nel 2015 dal manager dell’Azienda unica ospedaliera della Sardegna». Fois ha sottolineato come la sanità sarda, in questi cinque anni, non sia diventata più efficiente, le liste d’attesa sono sempre più lunghe ed i costi sono lievitati. Inoltre, Melis ha ritenuto incomprensibile che la nuova Rete ospedaliera abbia declassato l’Azienda mista di Cagliari a struttura di primo livello, come l’ospedale di Isili, mentre per la formazione degli studenti della Facoltà di Medicina è necessaria una struttura di secondo livello. Durante la conferenza stampa, non sono mancate le critiche alla vicenda del Mater Olbia.

Nella foto: il coordinatore regionale Pietrino Fois
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