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Red 27 agosto 2018
Veronica Chessa disegna lo Teatrì
L´illustratrice toscana espone le sue illustrazioni nello spazio culturale di Via Manzoni, ad Alghero. Giovedì, è in programma l´inaugurazione della mostra con la performance teatrale “Il Dolce Stil Bestiario”, di e con Ignazio Chessa


ALGHERO - Giovedì 30 agosto, alle 21, nello spazio culturale de Lo Teatrì si terrà l'inaugurazione della mostra d'arte contemporanea "Il Bestiario sardo" dell'artista Veronica Chessa. La mostra comprende dodici illustrazioni aventi come protagonisti alcuni animali diffusi sull’Isola che, immortalati come in un vecchio ritratto di posa, assumono sembianze umane. «Strumento d’indagine delle verità nascoste, l’artista si avvale della fisiognomica nel tentativo di trarre gli aspetti caratteriali e psicologici dai lineamenti e dall’espressione del volto....». Realizzata per la rassegna di illustrazione di “Segno in segno”, curata da Roberta Vanali, la mostra esposta inizialmente a Cagliari, ha fatto tappa nella meravigliosa cornice del festival di Sant’arte, fino a giungere a Lo Teatrí. Interverrà durante la serata l'esperta d'arte Elena Calaresu.

«A volte – dichiara Vanali - dipingo attratta da qualcosa che “luccica” e che comunque emerge rispetto ad altro attraverso gli occhi e inconsciamente attraverso la mente. Improvvisamente si apre un mondo che stupisce anche me». Muove da una evidente fascinazione per la natura, dalla sua complessità e perfezione, Chessa, natura intesa nelle sue varie declinazioni, fondata sulla meticolosa attenzione per il tratto, deciso e raffinato, e sulla restituzione dei minimi dettagli, a farla da protagonista. Non lontana dagli stilemi degli illustratori d’epoca vittoriana (periodo particolarmente florido per il medium espressivo che in quel frangente si lega indissolubilmente alla letteratura) ai quali coniuga un universo visionario che affonda le radici in un hummus di matrice simbolico-surreale, Veronica Chessa mette in scena un originale Bestiario sardo. Creature ibride, che si ispirano all’antropomorfismo adottato da Esopo e Fedro per le loro fiabe, passando per Orwell e la sua Fattoria degli animali, fino ad arrivare a Walt Disney che dà vita Mickey Mouse e Donald Duck, sono il pretesto per restituire in maniera allegorica e con perfezione certosina l’anima della Sardegna. Usi e costumi della tradizione mutuati dall’esperienza diretta dell’artista, senza mai cadere nella banalità del folclorismo di genere.

Strumento d’indagine delle verità nascoste, l’artista si avvale della fisiognomica nel tentativo di trarre gli aspetti caratteriali e psicologici dai lineamenti e dall’espressione del volto. «La fisiognomica è un tipo di osservazione grazie alla quale dalle caratteristiche del corpo rileviamo anche le qualità dell’animo», per parafrasare lo storico umanista Pomponio Gaurico. Immortalati in posa come nei ritratti d’epoca, gli animali caratteristici dell’isola assumono sembianze umane. L’incontro tra uomo e bestia si concretizza attraverso lo sguardo di Veronica sulla Sardegna, il più delle volte filtrato dai racconti tramandati oralmente dalla famiglia paterna. Ed ecco che dei piccoli cinghiali in costumi d’epoca sono ritratti mentre giocano con una bardofula, tipica trottola in legno, mentre le gemelle altro non sono che due pavoncelle affrontate, motivo ricorrente nell’intaglio del legno e nella decorazione delle ceramiche di provenienza bizantina, eleganti nelle pose e nei gesti, separate soltanto da una pianta di mirto selvatico. E se il marangone dell’Asinara, con tanto di ciuffo e asinello alle spalle, indossa la giacca in lana di pecora tipica del pastore sardo, il daino, anticamente denominato dama e bardato come una vera e propria dama, ostenta palchi in corallo rosso, prezioso organismo che popola i fondali del mare di Alghero. Del visionario universo dell’artista fanno parte anche il custode del ribes sardo, incarnato da un cervo oramai estinto che abitava il Supramonte, zona da dove il ribes proviene, e l’imponente muflone dallo sguardo fiero, restituito come un vecchio pastore in posa davanti a un brulicante arazzo. La chiosa non poteva che essere rappresentata dai Mamuthones, maschere tradizionali di Mamoiada, emblematica fusione tra uomo e animale. Chimera dell’atavica terra sarda“.

Chessa nasce ad Orbetello nel1975. Nel 1992, si diploma al Liceo Artistico di Grosseto, prosegue gli studi laureandosi all’Accademia di Belle arti di Firenze (sezione pittura) con una tesi in Estetica. Nel 2004, si trasferisce a Fano, dove attualmente vive e lavora. Collabora con la 3B gallery e la Contattogallery di Roma. Al suo attivo, numerose personali e collettive dislocate in tutto il territorio italiano fra gallerie, luoghi di interesse storico e siti istituzionali, tra cui la recente personale “Ermellino sintetico” a Villa Medici del Vascello. Ad animare l'importante iniziativa d'arte, la performance teatrale intitolata “Il Dolce Stil Bestiario” di e con Ignazio Chessa, che vedrà anche la partecipazione di Giusy Salvio e di Roberto Bilardi, con l'accompagnamento musicale di Cristian Grosso alla tromba. Seguirà una degustazione dei vini della Cantina Ledà D'Ittiri. L‘evento prevede l‘entrata ad offerta libera e consapevole. Per ulteriori informazioni, ci si può rivolgere a Claudia Soggiu, per la segreteria organizzativa, attraverso la pagina Facebook de Lo Teatrí, o telefonando al numero 349/8024059.

Nella foto: particolare di un'illustrazione di Veronica Chessa
Commenti
15:19
La Biennale aprirà i battenti a Venezia sabato 20 aprile e si concluderà il 24 novembre. Un significativo riconoscimento per l’artista, per il Museo di Orani, che conserva la più importante collezione al mondo delle sue opere, ma anche per l’intera Sardegna


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