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Red 30 luglio 2018
Rete metropolitana nord Sardegna: la parola ai sindacati
Cgil, Cisl e Uil presentano il conto alla Regione: a due anni dallo sciopero generale del 2016, di fronte alle difficoltà persistenti e agli impegni assunti dalla Giunta regionale di Francesco Pigliaru, le tre segreterie territoriali presentano una ricetta in sette punti e annunciano l’autoconvocazione degli stati generali del territorio per i primi di settembre


SASSARI - La presentazione dei piani di programmazione negoziata per la Rete metropolitana del nord ovest e la presenza, a Sassari, questa mattina (lunedì), del governatore Francesco Pigliaru, hanno offerto l’occasione per fare il punto sulla grave situazione economica e sociale del Sassarese a due anni dalla mobilitazione generale promossa da Cgil, Cisl e Uil il 26 maggio 2016. Evidenziando gli elementi positivi e le potenzialità propulsive contenute nel complesso dei progetti di cui alla programmazione territoriale negoziata, ma anche per richiamare l’esigenza che questo metodo trovi applicazione anche rispetto alle tante problematiche evidenziate con lo sciopero e la manifestazione del 2016. Infatti, malgrado la grande partecipazione e le promesse fatte allora dalla Regione, i temi e le rivendicazioni alla base di quella manifestazione sono tutti ancora attuali, considerato l’aggravamento delle condizioni del territorio, le vertenze mai chiuse e la pessima situazione occupazionale all’origine della povertà che ha incrementato la disgregazione sociale.

L’analisi fatta a suo tempo dal Sindacato e le conseguenti richieste avanzate alla Giunta regionale sono quanto mai attuali, con l’aggravante che il tempo trascorso ha, se possibile, deteriorato ulteriormente il tessuto economico e sociale di un territorio ormai allo stremo delle forze. Dalla riflessione fatta allora sulle priorità da dare per l’avvio dei progetti, emergono con chiarezza almeno sette questioni sulle quali occorre intervenire in modo tanto tempestivo quanto efficace se si vuole far ripartire il Sassarese: rilancio dell’aeroporto di Alghero e del porto di Porto Torres; collegamenti ferroviari e il trasporto pubblico locale; riforma del sistema sanitario e delle autonomie locali; attuazione del piano regionale del lavoro, dell’istruzione, della formazione professionale e delle politiche attive del lavoro; situazione credito, commercio ed edilizia; sito di produzione termoelettrica di Fiume Santo e metanizzazione; protocollo della chimica verde.

Su questi temi, Pigliaru, prima dello sciopero del 2016, aveva voluto incontrare i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil per dare disponibilità ad aprire un tavolo territoriale. L’impegno era stato ulteriormente rafforzato in un’ampia intervista rilasciata dal presidente sulla stampa regionale. Il 30 maggio 2016, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil avevano chiesto al governatore l’apertura del tavolo territoriale, richiesta rimasta lettera morta. In via informale, il governatore aveva assicurato l’apertura del tavolo dopo la firma del Patto per la Sardegna, siglato nel luglio 2016 con l’allora capo del Governo Matteo Renzi. Nessun tavolo, però, è stato mai aperto, ne territoriale, ne regionale, tanto meno sui contenuti dello stesso Patto che prevedeva interventi e risorse per 2,9miliardi di euro. La Regione, dunque, deve affrontare le emergenze ormai croniche del lavoro, dell’istruzione, della formazione e delle infrastrutture, che sono alla base dello sviluppo e che le sono demandati nei protocolli già siglati, disattendendo ad oggi gli impegni presi con le parti sociali e con il territorio.

Positivo l’incontro che si è realizzato a margine della mattinata con Pigliaru e con l’assessore regionale all’Industria Maria Grazia Piras nel quale, preso atto dei passi realizzati per la fase uno e due, «abbiamo concordato una strategia per richiamare Eni e Novamont agli impresi presi e ad una loro immediata applicazione per chiudere la filiera, che si delineerà nell’ambito di un incontro apposito con gli stessi previsto per il 27o il 30 agosto. Parlare di lavoro, oggi nel Sassarese – proseguono i sindacalisti - significa fare i conti con un territorio messo in ginocchio da una crisi economica senza precedenti. Dieci anni lunghi e travagliati che hanno prodotto la chiusura di centinaia di aziende, ridimensionato la produzione e ridotto drasticamente i posti di lavoro con conseguente contrazione del reddito. Occorre dunque uno sforzo straordinario comune a tutti coloro che hanno responsabilità per consentire che i temi del lavoro e dell’occupazione, con una particolare attenzione ai giovani, tornino a essere centrali e prioritari nell’agenda politica a ogni livello con l’obiettivo di stimolare gli imprenditori a riavviare gli investimenti. Cgil, Cisl e Uil, dunque, promuovono una nuova sensibilizzazione del territorio sulle ragioni della crisi e sulle priorità per le quali bisogna lavorare all’interno di una grande alleanza per lo sviluppo e per l’occupazione a partire dalla proposta di autoconvocazione degli stati generali del territorio fin dai primi giorni di settembre».

Nella foto: Pier Luigi Ledda (Cisl), Francesca Nurra (Cgil) e Giuseppe Macciocu (Uil)
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