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Red 14 aprile 2018
Le Città metropolitane si confrontano con Erriu
«Ruolo determinante, purchè sia inclusa nei confronti di tutto il territorio», sottolinea l´assessore regionale degli Enti locali. L’assessore ha ricordato che quando un ente di secondo livello è dotato di funzioni fondamentali da svolgere, deve avere anche il personale e le necessarie dotazioni finanziarie per poterle gestire


CAGLIARI - «Dobbiamo verificare se la Sardegna può essere un luogo di sperimentazione, visto che abbiamo l’unico caso nazionale di una Città metropolitana che non coincide con la perimetrazione della vecchia Provincia». Lo ha dichiarato l’assessore regionale degli Enti locali Cristiano Erriu intervenendo al convegno “Verso nuovi paesaggi istituzionali-Amministrare e pianificare le Città metropolitane”, organizzato dalla Scuola di formazione dell’Ordine degli ingegneri di Cagliari nell’aula magna della Facoltà di Architettura.

«Abbiamo deciso di strutturarla con modalità differenti - ha proseguito Erriu - Abbiamo superato il problema dei confini che la legge nazionale fa coincidere con quelli delle province, mentre in Sardegna abbiamo deciso di riperimetrarli pensando alla città metropolitana come luogo caratterizzato da forti elementi di densità urbana e dalla conseguente necessita di adeguati strumenti di governo. In questo modo, abbiamo superato le criticità che invece interessano le altre tredici Città metropolitane le quali mostrano ampie aree rurali al loro interno. Alle Province storiche sono rimaste funzioni di coordinamento, ma non quella della pianificazione strategica e della pianificazione territoriale generale che invece sono prerogative delle Città metropolitane».

Dalla riflessione sulle nuove configurazioni di governo sovralocale emerge che le quattordici Città metropolitane d’Italia proseguono nel percorso di consolidamento, amministrativo ed istituzionale, avviato dopo l’approvazione della legge Delrio e, in Sardegna, con la legge regionale n.2/2016, con alcune difficoltà incontrate fin dalla loro costituzione e non superate del tutto. Le modalità organizzative e gli assetti amministrativi, infatti, richiedono la condivisione di una serie di linee d’intervento e un serrato confronto per evitare di ripetere errori già commessi da altre realtà in Italia.

L’assessore ha ricordato che «quando un ente di secondo livello è dotato di funzioni fondamentali da svolgere, deve avere anche il personale e le necessarie dotazioni finanziarie per poterle gestire. Per le Province si pone oggi un problema serio di adeguatezza, date le forti limitazioni a cui sono sottoposte sul piano organizzativo e su quello finanziario. Similmente, ritengo sia altrettanto importante dotare le Unioni di Comuni di gambe e braccia per poter essere realmente operative».
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