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Raffaele Cadinu 25 febbraio 2017
L'opinione di Raffaele Cadinu
Chicchirichì al Calich, la musica non cambia


All’apparire delle alghe nella laguna del Calich, come ad ogni alba che si rispetti, riascoltiamo il medesimo chicchirichì. Il solito costante ritornello, tormentone dei cittadini, che racconta la necessità di nuovi studi per capire cosa sta succedendo nella Laguna del Calich. Al fine di far risparmiare il loro tempo, a mio avviso inutile, e il denaro nostro, che invece si vuole ancora spendere per altre pseudo-ricerche e nuovi pseudo-studi, voglio, naturalmente a gratis, togliere gli atroci dubbi che hanno adombrato il nuovo Direttore. Dubbi che sembra servano a richiedere l’esigenza di nuove ricerche sulle alghe assassine, magari proprio con gli stessi Enti e gli stessi Personaggi che da innumerevoli anni guardano a pagamento solo il dito e non riescono volutamente a vedere la luna. Affermo infatti che le due principali alghe che hanno determinato il fenomeno non sono due sconosciute ma sono esattamente l’Ulva Lattuga e la Enteromorpha Intestinalis. Queste, come tutte le alghe, si nutrono delle sostanze disciolte nell’ambiente ove vivono, nel nostro caso nell’acqua del Calich. I nutrienti che esse utilizzano per svilupparsi sono il Fosforo e l’Azoto come noi il pane e il formaggio.

Quando le condizioni sono favorevoli le predette alghe si sviluppano in maniera molto elevata e in un tempo particolarmente ristretto. Le condizioni anzidette sono: la luce, la temperatura, e naturalmente la presenza di nutrienti. Nel nostro caso la luce penetra più facilmente nei primi strati dell’acqua proprio dove la laguna è meno profonda, dove però l’acqua è meno profonda la temperatura è anche più elevata. Se la quantità dei nutrienti è sufficiente le alghe proliferano in tali condizioni favorevolissime in maniera abnorme: è questo in estrema sintesi il bloom algale. Ora ricercare proprio tutte le cause è certo estremamente difficile, ma trovare quelle che invece contribuiscono in maniera più rilevante, direi sostanziale, è invece al contrario molto semplice, soprattutto poiché i dati sono già in possesso degli Enti e i Personaggi che si sono interessati al fenomeno da parecchio tempo, precisamente da quando è entrato in funzione il famigerato depuratore di San Marco. I due dati principali sono infatti proprio i parametri relativi allo scarico del depuratore ed inerenti il Fosforo e l’Azoto, cioè i due nutrienti essenziali per lo sviluppo delle alghe, sino ad oggi verosimilmente sconosciute al nostro Direttore del Parco.

Per essere più chiaro, e fugare gli ultimi eventuali dubbi alla pregiata Direzione, preciso che l’impianto di San Marco conferisce al Rio Filibertu, cioè alla Laguna del Calich facente parte del Parco, circa 7 milioni di metri cubi di acqua depurata all’anno. Pur essendo entro i limiti di Legge, nell’acqua riversata nel Rio Filibertu l’Azoto totale e il Fosforo totale sono rispettivamente pari a 7 PPM e 1,2 PPM (parti per milione). Cioè in ogni metro cubo di acqua sono contenuti 7 grammi di Azoto e 1,2 grammi di Fosforo, diremmo un’inezia, e invece No!. Facendo infatti una semplice moltiplicazione scopriremmo che 7 grammi di Azoto per 7 milioni di metri cubi fanno 49 milioni di grammi cioè 49 tonnellate di Azoto all’anno, mentre per il Fosforo la quantità è inferiore ma sempre di circa 8,5 tonnellate. Sarebbe come sversare ogni anno nella Laguna del Calich 575 quintali di concime azotato, a voglia che le alghe proliferano!. A questo punto invito il nuovo Direttore del Parco a non perdere tempo con ulteriori studi pagati con soldi di noi cittadini, ma a prendere un’altra iniziativa molto meno costosa anzi già pagata con il suo stipendio, cioè ad assumersi la responsabilità, che per obbligo di funzione gli compete, per cercare e denunciare invece, tramite Enti e sedi più opportune, i responsabili di questo verosimile disastro ambientale purtroppo già acclamato proprio nella Laguna che ricade per intero nella competenza del Parco che dirige.


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