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Red 15 dicembre 2016
Man di Nuoro con Berenice Abbott
Per la prima volta in Italia, l’´antologica sulla grande fotografa americana. L´inaugurazione è in programma venerdì 17 febbraio 2017, alle ore 19


NUORO - Il Museo Man di Nuoro si prepara per l'apertura della prima mostra antologica in Italia dedicata alla statunitense Berenice Abbott, una delle più originali e controverse protagoniste della storia fotografica del Novecento. Terza di un grande ciclo dedicato alla street photography, la mostra, a cura di Anne Morin, presenta, per la prima volta in Italia, una selezione di ottantadue stampe originali realizzate tra la metà degli Anni Venti ed i primi Anni Sessanta. Suddiviso in tre macrosezioni (“Ritratti”, “New York” e “Fotografie scientifiche”),– il percorso espositivo restituisce il grande talento di Abbott e fornisce un quadro generale della sua variegata attività.

Nata a Springfield, in Ohio, nel 1898, Berenice Abbott si trasferisce a New York nel 1918 per studiare scultura. Qui entra in contatto con Marcel Duchamp e con Man Ray, esponenti di punta del movimento dada. Con Man Ray, in particolare, stringe un rapporto di amicizia che la spingerà a seguirlo a Parigi ed a lavorare come sua assistente tra il 1923 ed il 1926. Sono di questo periodo i primi ritratti fotografici dedicati ai maggiori protagonisti dell’'avanguardia artistica e letteraria europea, da Jean Cocteau a James Joice, da Max Ernst ad André Gide. Ritratti che, secondo molti interpreti– costituiscono il canale espressivo attraverso il quale Abbott (lesbica dichiarata, in un’'epoca ancora lontana dall’'accettare l’'omosessualità femminile) racconta la propria dimensione sessuale.

Allontanatasi dallo studio di Man Ray per aprire il proprio laboratorio di fotografia, frequentato da un circolo di intellettuali ed artiste lesbiche come Jane Heap, Sylvia Beach, Eugene Murat, Janet Flanner, Djuna Barnes e Betty Parson, già nel 1926 Abbott espone i propri ritratti nella galleria “”Le Sacre du Printemps””. È in questo momento che entra in contatto con il fotografo francese Eugène Atget, conosciuto per le sue immagini delle strade di Parigi, volte a catturare la scomparsa della città storica e le mutazioni nel paesaggio urbano. Per Abbott è un punto di svolta. La fotografa decide di abbandonare la ricerca portata avanti fino a quel momento e di fare propria la poetica del negletto Atget– del quale, alla morte, acquisterà gran parte dell’'archivio, facendolo conoscere in Europa e negli Stati Uniti, dedicandosi, da quel momento in poi, al racconto della metropoli di New York.

Gli Anni Trenta, dopo il rientro negli Stati Uniti, sono dedicati alla realizzazione di un unico grande progetto, per registrare le trasformazioni della città in seguito alla grande depressione del 1929. La sua attenzione si concentra sulle architetture, sull'’espansione urbana e sui grattacieli che progressivamente si sostituiscono ai vecchi edifici, oltre che sui negozi e le insegne. Il risultato è un volume, tra i più celebri della storia della fotografia del Ventesimo Secolo, intitolato “Changing New York”” (1939), che raccoglie una serie straordinaria di fotografie caratterizzate da forti contrasti di luci e ombre e da angolature dinamiche, ad esaltare la potenza delle forme ed il ritmo interno alle immagini. Nel 1940, Abbott diventa “picture editor” per la rivista “Science Illustrated””. L’esperienza maturata nelle strade di New York la porterà a guardare con occhi diversi le immagini scientifiche, che diventano per lei uno spazio privilegiato di osservazione della realtà oltre il paesaggio urbano. In linea con le coeve ricerche artistiche sull’'astrazione, Berenice Abbott realizza allora una serie di fotografie di laboratorio, concentrandosi sul dinamismo e sugli equilibri delle forme, con esiti straordinari. La mostra “Topografie” al Museo Man, realizzata grazie al contributo della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna, racconta le tre principali fasi della produzione fotografica di Berenice Abbott attraverso una ricca selezione di scatti, tra i più celebri della sua produzione, e materiale documentario proveniente dal suo archivio.

Nella foto: Berenice Abbott


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