I ricercatori dell’Università di Cagliari, coordinati da Antonio Funedda, si prefiggono di elaborare linee guida al rilevamento delle condizioni di instabilità delle coste rocciose che, partendo dall’analisi di siti pilota individuati in Sardegna, Corsica, Toscana, Liguria e Provenza
CAGLIARI - I cambiamenti climatici possono incrementare l’erosione delle coste rocciose alte? E’ uno dei punti affrontati nella ricerca portata avanti da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, che ha partecipato alla stesura del progetto comunitario Maregot (sulla gestione dei rischi di erosione costiera e azioni di governance transfrontaliera), presentato nelle scorse settimane alla Conferenza internazionale sul Clima COP22 di Marrakech riscuotendo notevole interesse.
Maregot, finanziato nell'ambito del Programma Italia-Francia Marittimo 2014-2020, è un progetto strategico con l'obiettivo di approfondire la conoscenza del fenomeno e della dinamica dell’erosione costiera al fine di individuare le migliori soluzioni. Con la Regione Liguria come leader e 13 partner, l’iniziativa prevede di analizzare i dati sul moto ondoso e la topografia delle spiagge e delle coste alte, utilizzando tecniche avanzate di tele-monitoraggio e rilevamento sul campo. Dopo tre anni di lavoro, le metodologie sviluppate saranno rese disponibili al pubblico, alle istituzioni e agli esperti.
La Regione Sardegna partecipa al progetto con tre partner: il Servizio Tutela del suolo dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente, l’ARPAS Servizio Specialistico Geologico e il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari, capofila nella tematica dell’erosione e dell’instabilità delle coste rocciose alte, e sullo studio della risposta di questi sistemi costieri ai cambiamenti climatici globali. Numerosi siti, alcuni anche molto noti, sono interessati dai fenomeni studiati dai ricercatori.
I ricercatori dell’Università di Cagliari, coordinati da Antonio Funedda, si prefiggono di elaborare linee guida al rilevamento delle condizioni di instabilità delle coste rocciose che, partendo dall’analisi di siti pilota individuati in Sardegna, Corsica, Toscana, Liguria e Provenza, possa trovare applicazione anche in altre aree del Mediterraneo. Il risultato atteso è un protocollo metodologico multidisciplinare e multisorgente che consenta di rilevare e monitorare questi complessi processi di instabilità, nelle diverse condizioni litologiche e morfo-strutturali sia sopra sia sotto il livello marino, conoscenze di base per la progettazione di interventi di mitigazione del rischio frana lungo la linea di costa.
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