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Mariangela Pala 12 novembre 2016
Porto Torres, Nassiriya: «nessuno deve diventare un monumento»
La strage di Nassiriya, una ferita ancora aperta, soprattutto per chi nell´attacco del 12 novembre del 2003 perse un padre o un figlio, un marito, un fratello o un amico


PORTO TORRES - La strage di Nassiriya, una ferita ancora aperta, soprattutto per chi nell'attacco del 12 novembre del 2003 perse un padre o un figlio, un marito, un fratello o un amico. Sono passati esattamente 13 anni da quel terribile giorno quando nella città irachena si verificò il più grave attacco alle truppe italiane dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Diciannove morti italiani, tra civili e militari, e nove morti iracheni.

Questa mattina la cerimonia di commemorazione in piazza Nassiriya organizzata dall’amministrazione comunale e dal Lions Club di Porto Torres, davanti alla presenza delle autorità civili e militari, preceduta dalla messa celebrata da Padre Mariano Asuni, cappellano del Comando militare autonomo della Sardegna e con alle spalle 17 anni di missione nelle terre colpite dalle guerre «tra i soldati che cercano Dio». Al termine della messa si è dato inizio alla cerimonia con la celebrazione del rito dell’alzabandiera accompagnato dalle note dell’inno nazionale, seguita dalla deposizione delle corone una del Lions Club cittadino, che ha curato la realizzazione del monumento bronzeo nel 2005, dedicato ai caduti di Nassyrya, opera del maestro Video Anfossi, un’altra dell’amministrazione comunale che ne ha curato la manutenzione.

«Non dimenticherò mai quell’immagine, - ha detto padre Mariano - 19 bare con sopra la bandiera italiana, un messaggio che dice che è l’Italia che vi abbraccia». Davanti al monumento dedicato ai caduti di Nassyrya, il cappellano sottolinea che «nessuno di noi deve diventare un monumento, ma deve renderlo visibile, ognuno di noi deve aprire le braccia verso gli altri». Padre Mariano ha poi spiegato che i carabinieri rimasti vittime della strage furono 12, altri 5 provenienti dall’esercito di cui uno della brigata Sassari, Silvio Olla e 2 civili.

Presente anche il sindaco di Porto Torres, Sean Wheeler che ha ricordato la giornata dedicata ai caduti, militari e civili nelle missioni internazionali di pace. «Ogni volta che il lutto ci colpisce direttamente coinvolgendo cittadini italiani il nostro dolore diventa più profondo», ha detto. Un ricordo quello della strage e la perdita di vite umane che deve essere di monito ai giovani «che devono portare fieri la propria libertà e la devono difendere e onorare perché dove la nostra finisce inizia quella del prossimo», ha sottolineato il presidente del Lions Club turritano, Vincenzo Carcangiu. La cerimonia si è poi conclusa con le note dell’inno del Piave.


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