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Raffaele Cadinu 11 novembre 2016
L'opinione di Raffaele Cadinu
Nasone, sul Parco di Porto Conte confusione e disconoscenza


Il consigliere Nasone è intervenuto sull’argomento dei lavoratori del Parco che vedranno scadere il contratto a dicembre [LEGGI]. Con grande sbigottimento parla della società Ati Ifras, e dei “lavoratori del Parco Geominerario della Sardegna, fra cui 30, fra operai e impiegati, del Parco di Porto Conte” che a breve perderebbero il posto di lavoro, facendo confusione tra due società completamente diverse e autonome. Infatti una è la Ati Ifras e l’altra è il Parco Geominerario. A questa confusione si aggiunge anche la disconoscenza dello strumento principe attuativo del Parco di Porto Conte e cioè del Piano del Parco, senza l’approvazione del quale non può essere concretizzato alcun intervento strutturale e finanziario degno di rilevanza strategica. Ad oggi, il fantomatico Piano del Parco è stato sequestrato dalla Procura e il consigliere Nasone, già presidente della Commissione Ambiente e Parco Naturale, da me ragguagliato formalmente a verificare la correttezza dell’assegnazione dell’incarico per la redazione del suddetto Piano, non ha mai dato alcun riscontro.

Per di più, la Commissione da egli presieduta si è riunita più volte per verificare gli elaborati, come detto privi del timbro e della firma del progettista. Se poi si va a verificare l’organigramma degli uffici del Parco si scopre che nell’Ufficio del Piano vi sono due dipendenti, che a detta del consigliere Nasone dovrebbero appartenere alla predetta Ati Ifras. Se il consigliere Nasone avesse dato una lettura allo statuto del Parco Geominerario e soprattutto alla convenzione tra esso e la Regione Sardegna, scoprirebbe che l’obiettivo statutario è la bonifica dei siti minerari dismessi e la stabilizzazione dei lavoratori delle aree minerarie dismesse. Ora non mi sembra che nel Parco di Porto Conte esistano aree minerarie dismesse da bonificare, ne minatori da stabilizzare, quindi la convenzione tra il Parco di Porto Conte e la Ati Ifras sembrerebbe invece uno dei soliti meccanismi contorti all’italiana che permettono lo scavalco delle regole, a discapito della collettività. Se poi il consigliere Nasone avesse dato anche uno sguardo alle cartografie, avrebbe scoperto che l’area del Parco Geominerario non coincide con l’intera area del Parco di Porto Conte, per cui i lavori assegnati alla società Ati Ifras, esterni all’area del Parco Geominerario, a mio modesto avviso non rispetterebbero i dettami della convenzione con la Regione Sardegna. Se ho una convenzione che mi permette per statuto di fare determinate cose all’interno di un perimetro non posso infatti estendere la mia attività all’esterno no?.

Ora che il consigliere Nasone è passato all’opposizione, dimentico del suo ruolo di presidente della Commissione che avrebbe dovuto far luce sulla richiesta formale da me inoltrata, lancia strali all’Amministrazione sui prossimi licenziamenti e sulla morte del Parco, e che tutta la politica algherese deve interrogarsi sulla sua funzione. Asserisce infatti che attualmente il Parco è una riserva che non si regge sulle proprie gambe, in pratica si è messo davanti allo specchio disconoscendo la sua funzione, per circa due anni, di presidente della Commissione Ambiente e Parco Naturale, ruolo, che per primo, gli avrebbe permesso di far luce proprio sulle cause delle sue contestazioni. Termino facendogli una semplice domanda: chi è che gli ha consegnato la documentazione del Piano del Parco di Porto Conte che ha portato in Commissione Ambiente prima che lo sequestrasse la Procura della Repubblica di Sassari?


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