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A.B. 23 settembre 2016
Extracomunitari non in regola: organizzazione smantellata
Dopo oltre due anni, la Squadra Mobile di Sassari ha concluso una complessa indagine che ha permesso di smantellare un’organizzazione dedita alla regolarizzazione fittizia di diversi cittadini extracomunitari attraverso false assunzioni ed altrettanto false dichiarazioni di rapporto di lavoro alla Direzione Provinciale del Lavoro


SASSARI - Dopo oltre due anni, la Squadra Mobile di Sassari ha concluso una complessa indagine che ha permesso di smantellare un’organizzazione dedita alla regolarizzazione fittizia di diversi cittadini extracomunitari attraverso false assunzioni ed altrettanto false dichiarazioni di rapporto di lavoro alla Direzione Provinciale del Lavoro. Il sodalizio, che ha visto coinvolti a vario titolo nell’attività illegale ventidue persone, ha consentito ad alcuni cittadini stranieri da tempo radicati nel tessuto sociale sassarese, ma anche ad alcuni sassaresi, di ottenere il pagamento di tangenti da parte di immigrati extracomunitari, con la promessa di assunzione da parte di falsi e consenzienti datori di lavoro che, grazie alla loro situazione di invalidità, potevano ottenere agevolazioni in caso di assunzione di badanti o collaboratori domestici stranieri che, a loro volta, coi contratti di lavoro stipulati, regolarizzavano la loro posizione giuridica nel territorio italiano, in virtù della normativa sull’emersione.

L’attività investigativa ha avuto origine da una denuncia presentata in Questura agli inizi del 2013, da parte di una coppia di coniugi, che hanno dichiarato di essere stati raggirati da un cittadino senegalese, presentato loro da un conoscente che, a suo tempo, aveva proposto l’assunzione, dichiaratamente fittizia, di alcuni cittadini extracomunitari che, vista la loro posizione di persone invalide, avrebbero potuto essere contrattualizzati come badanti o collaboratori domestici producendo, a loro vantaggio, un rimborso delle spese sotto forma di sussidio della durata di un anno. Era stato spiegato ai due che tale pratica di assunzione non avrebbe avuto per loro alcun onere, anzi, avrebbero ricevuto il contributo per l’operazione che, dal punto di vista economico (versamenti previdenziali Inps e spese per istruzione della pratica) sarebbero stati interamente a carico del nordafricano che li aveva contattati. Invece, proprio perché l’Inps aveva iniziato a sollecitare i pagamenti, mai pervenuti, relativi ai rapporti di lavoro, i coniugi avevano deciso di contestare tale situazione al mediatore senegalese. Questi, dopo le loro reiterate proteste, li aveva perfino minacciati di ritorsione, se non avessero avvallato la posizione lavorativa dei loro “dipendenti” davanti al personale della Direzione Provinciale del Lavoro che, grazie alle loro dichiarazioni, avrebbe avviato la pratica di assunzione, nonché di emersione dei lavoratori stranieri, che, successivamente, sarebbe stata suggellata dall’Ufficio Immigrazione della Questura. A quel punto, i due coniugi si erano decisi a presentare denuncia, rendendosi conto di essere stati raggirati dal senegalese e dal loro conoscente sassarese.

Dai primissimi accertamenti scaturiti dalla denuncia della coppia, appariva però immediatamente chiaro che i due non erano stati inconsapevolmente raggirati, bensì, perfettamente a conoscenza dell’organizzazione delinquenziale e si erano decisi a sporgere denuncia poiché al loro indirizzo erano pervenute, da parte dell’Inps, numerose ingiunzioni di pagamento dei contributi previdenziali dei cittadini extracomunitari con i quali avevano stipulato falsi contratti di lavoro. In alcuni casi, per porre in essere la strategia tesa alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, sono state falsificate anche le attestazioni di viaggio o i certificati medici, relativi alla presenza degli stessi in territorio italiano, documentazione necessaria a dimostrare la presenza del cittadino extracomunitario prima del 2011, così come dettato dalla Legge sull’emersione. Dalla situazione descritta e dell’attività investigativa originata, si dipanava per il personale della Squadra Mobile un’organizzazione molto più complessa, che coinvolgeva numerosi personaggi riconducibili a tre grandi diramazioni, differenziate dalla nazionalità degli extracomunitari da assumere: senegalese, indiana/bengalese e pakistana.

Ogni “squadra” vedeva come procacciatore di lavoratori da assumere lo stesso senegalese che, tramite conoscenti locali, di volta in volta individuati a seconda del canale straniero da percorrere, contattava persone che rientravano nella situazione certificata di invalidità. Successivamente, lo stesso le convinceva ad assumere extracomunitari introdottisi in territorio italiano clandestinamente per i quali, a titolo oneroso, spesso, procurava o falsificava documenti di viaggio e certificati medici che ne attestassero la presenza in Italia nelle date previste dalla norma che ne consente la sanatoria, se il cittadino straniero dimostra di prestare attività lavorativa da almeno tre mesi prima dell’inoltro della domanda di emersione. Tutti gli appartenenti al sodalizio piramidale, avrebbero dovuto, a titolo differenziato, intascare una somma di denaro per la loro partecipazione all'operazione: il senegalese in quanto “procuratore” per i contratti di lavoro; i subagenti che contattavano i potenziali “datori di lavoro” e questi ultimi, perché si prestavano a tale ruolo.

A pagare cospicuamente, da 1800 fino a 4mila euro, per l’iter dell’operazione, erano coloro ai quali veniva promessa (e spesso non mantenuta) l’assunzione in qualità di badante o collaboratore domestico. Grazie ad una certosina attività di indagine, ad acquisizioni nella Direzione Provinciale del Lavoro e per il tramite dell’Ufficio Immigrazione, dopo più di due anni, si è arrivati ad accertare per tutti gli indagati la relativa responsabilità in ordine al ruolo svolto ed al livello di coinvolgimento nell’azione illegale iniziata nel 2009; l’attività infoinvestigativa è stata oggetto di una circostanziata informativa inviata alla Procura della Repubblica del Tribunale di Sassari con la segnalazione di ventidue persone che, a vario titolo, hanno favorito l’ingresso illegale di cittadini stranieri nel territorio dello Stato.
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