A.B.
28 luglio 2016
Teatro a Nora: arriva l´Iliade di Barrico
Domani sera, il palcoscenico del Teatro Romano ospiterà la versione di Blas Roca Rey, che firma adattamento e regia, ed è anche protagonista sulla scena insieme a Monica Rogledi
NORA - La tragedia della guerra rivive, tra mito e contemporaneità, nell'Iliade di Alessandro Baricco, in cartellone domani, venerdì 29 luglio, alle ore 20, al Teatro Romano di Nora, nella versione di Blas Roca Rey, che firma adattamento e regia, ed è anche protagonista sulla scena insieme a Monica Rogledi. La pièce teatrale, ispirata al poema di Omero, ricostruisce gli ultimi cinquantuno giorni della spedizione delle armate elleniche in Asia Minore alla conquista della città di Troia, sulla colonna sonora curata ed eseguita dal vivo da Giuseppe Cangialosi (pianoforte e fagotto), in trio con Fabio Battistelli al clarinetto e con l'artista tunisino Marzouk Mejri (voce e percussioni).
La parola ai protagonisti (gli eroi dell'antico poema), che in un racconto corale ricostruiscono le vicissitudini degli ultimi giorni di guerra, fino al momento cruciale in cui i greci metteranno in atto lo stratagemma del cavallo di legno, riuscendo così a sconfiggere la città dopo il lunghissimo assedio. E non meno importanti e significative, le donne (Criseide, la figlia del sacerdote ed Elena la bella, sposa di Menelao “rapita” dall'amore di Paride, la nutrice e Andromaca, sposa di Ettore e madre del piccolo Astianatte). Le virtù guerriere (il coraggio ed il valore), ma anche la giovanile irrequietezza e l'intransigenza di Achille e la temerarietà di Patroclo, l'astuzia di Ulisse e le inquietudini e le riflessioni di spose, madri e sorelle imprigionate entro le mura di Ilio assediata, affiorano nella narrazione insieme al groviglio delle umane passioni, in una ricostruzione della vicenda che esclude gli dei, lasciando così a uomini e donne l'intera responsabilità delle loro scelte, tra grandezza d'animo e fiera crudeltà.
Nella sua riscrittura dell'Iliade, Baricco trae la complessa materia narrativa dall'epos greco, ma «deliberatamente sceglie – racconta Blas Roca Rey - di eliminare gli dei, che nel mito antico erano fortemente presenti, e decidevano il destino degli esseri umani: restano le passioni, le debolezze». Un mirabile affresco, pensato per la scena, in cui attraverso i monologhi i personaggi si svelano e mettono a nudo, con momenti di struggente bellezza ed alta poesia che stridono con gli impulsi e gli atti più efferati: la feroce vendetta di Achille che strazia il corpo del nemico ucciso, è in realtà l'espressione di un dolore inconsolabile, per la perdita dell'amico più caro, guidato dalla temerarietà fino a sfidare il più potente dei guerrieri avversari. In quella crudeltà c'è tutto l'odio, tutta la rabbia e tutta l'insana brama sanguinaria che nutrono l'istinto della battaglia, in quel tempo sospeso oltre le comuni leggi del vivere civile in cui è lecito uccidere, mutilare, far prigionieri, stuprare, distruggere.
Nella foto: Blas Roca Rey e Monica Rogledi
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