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A.B. 11 gennaio 2016
Oristano: Milia ai domiciliari per motivi di salute
Il 68enne è stato trasferito dal carcere di Oristano-Massama al Reparto di Neurochirurgia dell´ospedale Brotzu di Cagliari


ORISTANO - «Gigino Milia ha lasciato il carcere di Oristano-Massama per gravi motivi di salute. Un ricovero nel reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale Giuseppe Brotzu di Cagliari, suggerito fin dall’ottobre 2014, ma effettuato dopo numerose richieste da parte dei familiari e dei legali dell’uomo solo il 9 dicembre scorso, ha determinato una diagnosi che non lascia dubbi. L’uomo, 68 anni, originario di Fluminimaggiore, ha una tetraparesi agli arti e sono maggiormente compromessi quelli superiori. Insomma, è affetto da sclerosi laterale amiotrofica». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo Diritti Riforme, ricordando che «le condizioni di salute dell’uomo erano progressivamente peggiorate, tanto che già un anno fa, l’associazione aveva espresso viva preoccupazione per le sue condizioni in stato di detenzione e in assenza di accertamenti diagnostici più approfonditi».

«La vicenda di Gigino Milia – sottolinea Caligaris – induce a riflettere sulla salute penitenziaria e sulla possibilità da parte dei medici, in particolare nel caso specifico del responsabile dell’Infermeria del carcere di Massama, di garantire ai cittadini privati della libertà interventi diagnostici circostanziati in tempi adeguati. E’ evidente che un detenuto cardiopatico che non riesce a reggersi autonomamente sulle gambe e presenta un tremore agli arti, non può non preoccupare i familiari. Desta qualche perplessità però che l’evidente peggioramento, con l’ipostenia, non abbia indotto il responsabile sanitario a disporre l’immediato ricovero ospedaliero».

«E’ appena il caso di ricordare – evidenzia la presidente di Sdr – che il diritto alla salute prescinde dalla condizione di limitazione della libertà e deve essere garantito specialmente quando i segnali di una progressiva degenerazione delle capacità motorie appaiono così evidenti. Non sappiamo se un ricovero a novembre o dicembre 2014 avrebbe potuto evitare a Milia una prognosi infausta, è però preoccupante che un detenuto, peraltro in attesa di giudizio, possa restare senza una diagnosi certa per quattordici mesi. I magistrati hanno agito con coerenza e sensibilità disponendo immediatamente i domiciliari. Ora però la famiglia con gli avvocati Roberto Delogu e Riccardo Floris vuole sapere se la Direzione Sanitaria del carcere abbia operato in scienza e coscienza. Sicuramente però non si sfonda il tetto della spesa sanitaria se viene effettuata con tempestività una visita specialistica in un reparto attrezzato. La vita e la serenità dei pazienti – conclude Caligaris – hanno un costo che una società civile deve sostenere a prescindere dalla perdita della libertà».


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